orde

Oggi al Museo di Messina grandi momenti di tensione davanti alla Resurrezione di Lazzaro, il popolo stava dentro il quadro di Caravaggio e davanti vi era la ressa plastica e disordinata di altro popolo. Un MetaEvento, già metalinguistico. Piovevano Selfie e Scatti come randellate …

La città ha un giardino dei torti botanici

alberi

Da un po’ di tempo brutti ceppi d’alberi punteggiano come cippi funerari la città di Messina, alcuni sono caduti schiantando al suolo dopo anni d’incuria, molti altri sono stati decapitati preventivamente dopo una ricognizione specialistica con verifiche di stabilità. Il paesaggio urbano per sua caratteristica specifica è strano: assorbe pezzetti di natura, alberi, rami, tronchi, chiome e lo fa in tempi lunghi, a volte tutta la nostra vita non basta a vedere crescere un albero grande e significativo dentro la città, e così, come fosse un nostro parente o un nostro  vicino di casa lentamente ci affezioniamo, lo salutiamo, lo guardiamo, qualcuno di noi pure ci parla.

Poi arriva un disastro, altre volte arriva il punteruolo rosso, poi il parassita caio o sempronio, poi lo smog, la tempesta, poi arriva il profitto della legna, poi arriva la peste, il rischio, la paura e così infine arriva roberspierre: è giù cascano teste d’albero una dopo l’altra. Per caso o per satira politica l’appalto di verifica se lo è aggiudicato una società che si chiama dream, ma quando ci svegliamo e andiamo nelle strade l’effetto e la cura ci sembrano un incubo.

Le città  hanno da sempre  aperto conflitto con la natura, si costruiscono per organizzare la vita umana e le relazioni in un’altra natura tutta costruita e d’artificio. Dai racconti di famosi quadri della storia dell’arte italiana, le città quando sono fortunate si aprono su viste e vedute sorprendenti riassorbendo il paesaggio e incamerandone in maniera mirata alcune porzioni della natura.

Messina nata nuova dopo il sisma del 1908 e pianificata come una dimostrazione delle teorie della forma, delle tecniche e della scienza urbanistica e dell’igiene, porta avanti il tentativo di riassorbire le forme storiche del paesaggio e i singoli elementi puntuali della natura.

La città giardino, dopo più di cento anni convive con i suoi alberi morti o ammazzati, decapitati e non ancora sostituiti. Alcuni cittadini si recano sulle spoglie arboree e innestano fiori che non marciscono o raccapriccianti composizioni ikebana o ancora poggiano vasi come urne sui cippi. Il paesaggio della città giardino degli alberi morti lasciato da robespierre è infisso di altre presenze che riempiono strade e marciapiedi costringendo a strane traiettorie pedonali, pali di fermate di bus inesistenti, pali stradali, paletti muti, molti dei quali pendono inclinati pericolosamente e sono a rischio schianto; ti prego robespierre, fermati con gli alberi e comincia a decapitare i pali inutili.