Oggi è una foto di mancanze. Manca lui, nel ‘55 era un giovane medico per scelta, volontà e ostinazione, in una Italia che consentiva attraverso l’impegno collettivo, il lavoro, lo studio e la formazione individuale la possibilità di cambiare la condizione di classe e fare il lavoro che desideravi fare .
La seconda cosa che manca è il senso di alcuni luoghi della città. Lui, un uomo di 25 anni nelle sue passeggiate e vestito di tutto punto, arrivava fino a toccare l’acqua racchiusa nella falce del porto, lo faceva come tanti messinesi, esprimendo con il corpo, la natura dolce dell’urbanità che può unire artificio e natura.
Stava sullo sbarcatoio semicircolare degli anni trenta dirimpetto al bastione cilindrico che sta sotto la stele della madonna.
Oggi la banchina è allargata, l’asse è ostruito da un graticcio a difesa del porticciolo privato della marina del Nettuno , le antiche sculture dei leoni che stavano ai lati sono state tolte , il senso del luogo e di quello sbarcatoio è meno pubblico .
Tutto questo è avvenuto solo pochi anni fa, permesso dai controllori nell’indolenza generale , nessuno ha mai richiesto di togliere quella stupida gabbia di legno, quasi nessuno ha domandato dove fossero finiti i leoni , le barchette e il rapporto corporeo con l’acqua sacra della piazza del porto .
Tutto è avvenuto con la solita assenza, indolenza e mancanza.
Oggi è ancora il compleanno di mio papà e lui manca, manca anche quello sbarcatoio per portare i passi delle persone di questa città sull’acqua in quel modo, mancano persino i fieri leoni, a difesa di quella unica e collettiva piazza messinese che si chiama porto, tante mancanze e siamo ancora qui.