Muri, finestre, suppellettili e cuori,no non è L’Ikea.

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Nei progetti delle case degli altri e attraverso le planimetrie, capita di celebrare unioni, amori improvvisi, allargamenti familiari e rimescolamenti sessuali, opzioni di convivenza e linee di lontananza.

Le proiezioni ortogonali delle stanze e dei muri, i salotti e i letti, gli armadi e i terrazzi, proiettano tutti questi mondi e queste cose sul foglio bianco; mentre descrivo le soluzioni, scorgo la distanza siderale che intercorre tra il codice della rappresentazione del disegno e lo sguardo spiazzato e quadri oculare dei due amanti o amati, connessi o coinquilini, separanti o aspiranti contendenti. Dalle planimetrie su cui si consumano i dubbi e le domande si passa agli alzati, cosicché i prospetti confermano il salto dal ventre pieno degli organi delle cose, fino alla faccia levigata di ciò che appare in superficie.

Presento i fogli con le sezioni e i tagli concettuali delle stanze domestiche, introduco le sagome dei corpi umani per misurare le altezze delle camere e spiegare lo spazio. Ma basta poco e si capisce che sta per scattare la crisi con tutte le varianti  del catalogo delle incomprensioni umane.

Lo dico e lo confermo: nessuna laurea magistrale, master o dottorato ti ha mai fatto immaginare il computo dei sentimenti e delle relazioni interpersonali che si dispiegano tra i soggetti umani  in quel terreno incerto, composto dall’ astrazione delle rappresentazioni grafiche e digitali dell’architettura , la potenza instabile della vita e dell’immaginazione minuziosa di ogni singolo avvenimento auto-biografico presente e futuro dei committenti.

Cosa può accadere lì davanti a te , cosa prosegue dopo e cosa si interromperà?

Diventi così un consulente globale e a progetto ,lì si consumano interminabili sedute di analisi intorno ad un tavolo con penne e pennarelli, staremo stretti in nuove alleanze, facendo liste e organizzando i desideri, gli indirizzi e le aspettative. Poi tanti appuntamenti inseguono ogni singola linea disegnata, mille telefonate e messaggi, mail e magari  tweet; ritardi e anticipi, fughe e aggiornamenti; alla fine ci si trova sempre intorno alle premesse e alle intenzioni riunite intorno ad un tavolo duro circondato da soggetti umanissimi e confliggenti. L’arte combinatoria dei numeri  impone  possibili concorrenti fra tutti noi , tra chi progetta e chi chiede, siamo Due più Uno, poi Uno a Uno, ma anche Uno alla volta, Due contro Uno, e anche Uno contro tutti; le danze cominciano per avviare  la discussione e delineare un progetto. Dura la professione quando s’insinua nella vita delle persone e nelle prefigurazioni ricostruite attraverso illustrazioni e immagini replicanti; dura la professione quando sbatte col gusto assemblato dalla TV e dalla lettura svogliata dei giornali d’arredo  ammonticchiati nella sala d’aspetto della parrucchiera-dentista-avvocato-commercialista, con salti balzanti tra luxury e low budget, giungle urbane e design democratico. Cosa accade intorno al Tavolo Duro e analitico e in cui si incide virtualmente il corpo delle cose e delle case?

La coppia innamorata si stringe e tuba sul disegno del cesso, vero scrigno dei desideri igienisti individualistici e delle specchiere piccole e smisurate, luogo con trame mosaicate e forellini magici da cui emanare spruzzi, fumi e idromassaggi, sigilli e cammei, cromature e brillii

La coppia riconfigurata sa già tante cose dei cessi e delle coppie, li semplifica e li separa perchè sa quante brutte abitudini si possono espletare, chiede e sa quasi tutto delle sale da bagno più composte ed efficenti, in cui l’ego non si celebra con ori d’oriente esposti al cloro dei flussi idrici comunali ma si converte in esuberati ‘complementi’ dello spazio tratti dalle rubriche ripetenti dei magazine.

Il letto e la vista dal letto interessano molti abitanti,così è letto piazza, per guerre di sesso o per riversare attività logistiche, lavorative e persino gastronomiche; la vista richiesta è poi quella che inquadra la lastra digitale e televisiva inclinata e orientata come in una qualsiasi  camera d’ospedale.Letti d’amore o letti di voyeur digitali con postazioni privilegiate per intrufolarsi  in gare da master chef o nelle case preordinate dei reality show.

Quanto è bello accompagnare la costruzione dello spazio e incespicare nel mondo incredibile e misterioso delle misure che fa perdere le persone, sprofondare gli sguardi e sbattere le gambe e le anche tra tavoli  davanti alle porte e armadi senza alcuna  possibilità di apertura.

Intorno al tavolo si mettono anche figli gestori delle ultime mode e incontrollabili cognate consigliere, che tutto sanno sulla facilità di pulizia delle superfici e sanno far sempre una casistica esemplare e comparata con le esperienze di giusi, pippi, pupi, lori,lillo, giampi, piffi – “e di come ne sono usciti, e di come si sono stressati con i lavori,  perché loro vogliono sempre il top perchè capiscimi loro ci tengono”-,   ma diciamolo loro ricercano quel Top che è perfetto  purchè sia assolutamente Top down price.

Al tavolo si parla di tutto, oscillando dall’assoluta visione d’insieme del mood familiare, fino  al piano in corian dove dissezionare il pesce che puzza; la cucina è un banco di prova di neo sacerdoti di tutte le tendenze culinarie , dominio tecnico di maschi cronometrati e dedicati alla scienza della cucina, ma è anche e malgrado tutto involucro vitale di parole e storie trascinate dall’inerzia degli universi sentimentali fatti di disordini di oggetti e misture affettive.

Al tavolo duro della trattativa si possono alzare gesti nervosi che inchiodano il facilitatore di progetto e lo pietrificano in un angolo, al tavolo  si possono annusare principi di liti di coppia e che si estenueranno fino all’aula del Tribunale, al tavolo si conteranno impianti elettrici ed elettronici domotici inseguendo infiniti tracciati impiantistici lontani dalla Nasa ma altrettanto diramati in confusioni di organizzatori incalliti.

Al tavolo si realizzano strani interessi , scambi di genere che condurranno a improvvisi scambi di ruolo X Y e improvvise impellenze di ripostigli e portascope con precipizi depressivi intorno allo stendino e alla lavanderia. Intorno alle case accade di tutto, lì capisci freudianamnte un grande ”disagio della civiltà”, alcuni si sgozzano, altri autistici si conformano allo sforzo e non ne escono più, altri proiettano i loro lanci di coltelli fin dall’avvocato matrimonialista, i più saggi si liberano di quell’immobile e ricominciano, altri ancora dopo la contesa lunga e dura lasciano vuoto il campo, senza abitare mai.

No non è l’Ikea