Santissima Acqua, senz’Acqua né Parte per l’Acqua e con Arte

sant

Le vecchie foto raccontano verità e bugie e quando le trovi impongono di leggere obbligatoriamente anche il presente.
Sono foto di memorie e del passato di novanta anni fa. Stanno sepolte nei cassetti, poi sgorgano senz’Acqua né Parte nei giorni isterici e abbrutiti della crisi idrica cittadina.
È una foto di gruppo; è una giornata speciale tra gli alti monti dietro la città; è un giorno di festa per l’avvio di cantiere; è un’opera civile. Tra i tanti uomini e con la sua barba bianca c’è anche il nonno di Adriana, lui è un ingegnere municipale dell’ufficio tecnico e che visse a cavallo tra la città  pre-terremoto e la città della ricostruzione. Ci sono tanti tipi di uomini fermati in uno scatto, sono lì per un’opera, cominciata nel 1901 e protratta per anni; opera faticosa e interrotta da mille difficoltà, da inverosimili trasporti di tubazioni di ghisa per mare e scaricati sul porto dai velieri mercantili; i tubi lunghissimi vennero trainati da buoi e poi risaliti a spalla come varette per le valli umide e su per le montagne. Opera interrotta da rivolte per l’acqua e i territori, da guerre di bande e spinte per la rendita, costruzione dura come una scalata , ascesa poi risucchiata della voragine del sisma del 1908.
Di queste foto guardo la composizione apparente dei conflitti umani e di potere intorno ai risultati, mi piace la conquista pubblica dell’approvigionamento di acqua, mi piace la composizione dei corpi e delle facce in una foto di massa in luoghi impervi, dove progetto e lavoro durissimo scavarono la galleria in  montagna per unire le sorgenti della Santissima al civico acquedotto. I nomi che a vario titolo affollanno le cronache di quella giornata di luglio del 1922 ricompongono un tempo preciso: storie pubbliche e private di una città, di un ufficio tecnico comunale fatto di pochi ingegneri e architetti, di maestranze e di mulattieri, di minatori e delle loro invisibili donne, ma anche di Podestà, Sindaco e assessori, Prefetto, funzionari e notabili, procacciatori di attrezzi e alimenti, affaristi e presenzialisti.
L’ufficio tecnico del Municipio con gli ingegneri Borzì, Galbo e Russo poi l’ingegnere Costante Conti, il Cav. Sonetti , le squadre dei Minatori con il capo squadra sig. Smedile, poi fra i tanti,gli operai Gennarino e Pasquale, gli assessori Bruno e Siracusano, l’impresa degli ingg.Busana e Roncoroni e tanti altri. Ci sono quelli che hanno avuto il potere e quelli che devono parlare e usare l’eloquio;quelli che hanno progettato una soluzione e quelli che hanno scavato a fondo le verità per lunghi periodi tra le valli del fiume di Nisi. Queste foto a metà tra la posa e il souvenir sono quelle di una comitiva agreste radunata per celebrare il lavoro sulla fonte della Santissima. L’immagine è solo un momento e non racconta tutta la storia difficile dell’acqua a Messina, ma racconta con delle pose una giornata, riassume la necessità di dare acqua ad una città con un civico acquedotto a partire da quel lontano giorno del 1901 in cui Giuseppe Marzullo, un barilaio di 32 anni, morì sulla piazza del Duomo portando in spalla per facchinaggio un barile d’acqua di venticinque litri: restò lì per ore senza soccorso, il suo sangue si mischiò all’acqua, sul selciato sconnesso di pietra lavica. Il giorno dopo i giornali del tempo presero a pretesto quella morte sporca di acqua e sangue per invocare la necessità di distribuire l’acqua nelle case in maniera moderna. La giornata sulla montagna fermata dalle immagini delle foto è una parata di abiti da garzoni e da notabili, da funzionari e da burocrati, da modaioli e da contadini, da gagà e minatori e mette in scena una settantina di persone in tutto. E’ raccontata dalle cronache dei giornali d’epoca alternando celebrazione e cuttigghio, politiche di città e lavori pubblici, costume e semiserie note antropologiche, elenchi gastronomici del pranzo e descrizione paesaggistica dei luoghi. Io però tra memorie familiari e curiosità civili ci voglio trovare il senso di fatti che in queste giornate partigiane mi fanno guardare le cose reali Senz’Acqua né Parte, in foto è raccontato solo un momento, ma dietro la foto c’è anche un’opera civile che mette insieme attraverso tutti i personaggi dell’immagine tante figure diverse e opposte, presenti tutti  lì però,  per l’Acqua e con Arte. 
sant tutti